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L'uomo che sussurra ai vitelli
Da quando era ragazzo, Lorenzo Parise si è sempre dedicato con grande passione alle giovani frisone di famiglia. E oggi, anche grazie al prezioso contributo dei nutrimenti Purina, i risultati sono assolutamente invidiabili
La mortalità in vitellaia, al netto dei casi di nati-mortalità? Azzerata, da diversi anni a questa parte. L’incremento ponderale medio giornaliero nei primi 60 giorni di vita? Superiore agli 8 etti al giorno. Probabilmente bastano questi due stringatissimi dati per dare l’idea degli ottimi risultati che Lorenzo Parise è riuscito a conseguire nella vitellaia di casa dopo più di 20 anni di appassionato lavoro e di continui aggiustamenti dei protocolli di gestione del giovane bestiame. “Nel 1999, non appena finita la scuola – racconta infatti il nostro interlocutore al nostro arrivo in allevamento – mio padre mi chiese di occuparmi dei vitelli, dicendomi però: arrangiati. E io ho fatto di testa mia, ma cercando sempre di portare a casa i risultati”. E quando gli chiediamo quali siano, nel concreto, i segreti del suo successo come “svezzatore” e specialista di giovani promesse (bovine), Lorenzo sorride, ci fa accomodare nell’ufficio aziendale, e parte lancia in resta con una dettagliata sintesi delle cure che oggi presta alle sue pupille.
Mille attenzioni
“Naturalmente – premette Lorenzo – è necessario partire dalla fase di asciutta delle madri, che devono ricevere un’alimentazione bilanciata, con uno steaming up prima del parto, in modo tale che, da una parte, non manchi nulla per la crescita del feto, e dall’altra vengano scongiurate le patologie tipiche del post-parto. Per la produzione del colostro e la cosiddetta programmazione fetale, è inoltre importante che le asciutte non subiscano stress, e vengano tenute in un ambiente ben raffrescato durante la stagione estiva. Qui da noi, a quest’ultimo fine, utilizziamo l’impianto di nebulizzazione dell’acqua messo a punto da mio padre Francesco, con cui climatizziamo sia la stalla delle vacche in mungitura, sia i box delle asciutte. Ma per la salute del nascituro – aggiunge Lorenzo – sono fondamentali anche le vaccinazioni delle madri: oggi, alla messa in asciutta vacciniamo contro rota e coronavirus, e da questa estate abbiamo iniziato a vaccinare, ma a partire dal sesto mese di lattazione, anche contro i Criptosporidi. Attenzione, però: le vaccinazioni sono investimenti sprecati se la colostratura non viene fatta a regola d’arte, e il trasferimento dell’immunità passiva al vitello fallisce”.

Ecco perché nell’allevamento dell’Azienda Agricola Parise, non appena il vitello viene alla luce, vengono quanto prima applicate tre misure fondamentali: “primo, dalla sala parto il vitello viene messo sotto la lampada a raggi infrarossi, in un locale chiuso costruito appositamente. Questo serve a fare in modo che prima che venga trasferito in gabbietta, il vitello si scaldi e si asciughi perfettamente. E in questo modo, le calorie che verranno ingerite con il latte, verranno utilizzate esclusivamente per la crescita, e non anche per aumentare la temperatura corporea”.
Secondo e terzo step, la disinfezione del cordone ombelicale (con “tintura di iodio pura”) e la somministrazione del colostro. “Appena possibile – sottolinea Lorenzo – e comunque non oltre le 6 ore dalla nascita, diamo ai nostri neonati i colostri refrigerati di migliore qualità prodotti dalle nostre bovine. Colostri che teniamo in frigo a 4 gradi, chiusi all’interno di una scatola, e che conserviamo per non più di 24 ore. Subito prima di somministrarlo, il colostro viene riscaldato e poi viene offerto al vitello con il biberon. Infine, a 24 ore dalla colostratura, preleviamo il sangue e valutiamo la concentrazione di immunoglobuline, per verificare se c’è stato un soddisfacente trasferimento degli anticorpi”.

Dalla gabbietta ai box
Una volta che vengono trasferiti in gabbietta (si noti che le fecondazioni sono programmate in modo tale che in coincidenza dei mesi estivi non avvengano parti, e che le gabbiette possano quindi essere lavate a fondo e sanificate al sole), gli animali vengono decornati (con la pasta) e per i successivi 4 giorni vengono nutriti (2 volte al dì, per 8 pasti in tutto) con il prezioso latte di transizione delle madri.
A disposizione c’è anche l’acqua di bevanda e, si noti bene, il mangime starter, che da un anno a questa parte è Top Starter Bir NH di Purina. “All’inizio – sottolinea Lorenzo – basta mettere nel cassetto una manciata di pellet, per fare in modo che i vitelli, per gioco o per curiosità, inizino a masticare e a salivare. Tornerà utile più avanti, per massimizzare l’ingestione di mangime e lo sviluppo del rumine”. A partire dal quinto giorno ha inizio il piano di allattamento con il latte ricostituito: “da circa un anno e mezzo – afferma ancora Lorenzo – utilizziamo, e con grande soddisfazione, PurinaLat Immunitek. Trattandosi di un latte in polvere arricchito con diversi nutrienti benefici per la salute intestinale, ci sta aiutando anche a limitare le patologie gastroenteriche, a tutto beneficio della crescita delle nostre future lattifere”.
In tabella 1 è riassunto il piano di allattamento che, come si vede, dopo il primo mese di vita lascia sempre più spazio al consumo di Top Starter Bir NH. “Intorno al 30esimo giorno di vita – rimarca a questo proposito Lorenzo – i nostri vitelli consumano 1 chilo di mangime al giorno, che poi diventano 2,5 intorno ai 40 giorni, e la bellezza di 3,5-4 chili al 56esimo giorno, quando offriamo loro l’ultimo litro di latte (vedi tabella 2, ndR)”. Tra il 56esimo e il 60esimo giorno, il vitello rimane nella sua “comfort zone”, ovvero nella sua gabbietta, ma trova soltanto acqua e mangime. “Niente latte e niente ciuccio – spiega il nostro interlocutore – in modo tale che la vitella si disabitui a succhiare. In questo modo abbiamo azzerato i casi di suzione crociata, un vizio comportamentale che in passato ci ha dato diversi problemi nei box delle manze, come mastiti da Staphylococcus aureus, perdita di capezzoli e quant’altro”.

Per la salute del nascituro sono fondamentali le vaccinazioni delle madri, anche contro i Criptosporidi.
La fase di post-svezzamento
A 60 giorni le vitelle, che hanno acquisito peso, struttura e “fondo” dell’addome (“dalle pesate che faccio alla nascita e allo svezzamento, posso tranquillamente affermare che l’incremento ponderale medio giornaliero è superiore agli 8 etti al giorno”) sono dunque pronte per accedere al box collettivo su lettiera, dove rimarranno per 15-20 giorni, nutrite sempre ad acqua e mangime. “In questo frangente – sottolinea ancora Lorenzo – il consumo di Top Starter Bir NH si mantiene intorno ai 4 chili al giorno e l’incremento ponderale giornaliero è sui 9 etti al giorno. Ma un altro aspetto da evidenziare, è che grazie alla sua particolare composizione e in particolare ai suoi olii essenziali, Top Starter Bir NH mi sta dando una bella mano nella lotta alla coccidiosi: abbattendo la disseminazione delle oocisti nell’ambiente, il vitello infetto non contagia il resto del gruppo. Tanto è vero che da quando utilizziamo Top Starter Bir NH, abbiamo notevolmente rarefatto e alleggerito i trattamenti anti-coccidici”.
Successivamente, intorno agli 80 giorni di vita, le vitelle accedono ai box su cuccetta e grigliato, dove rimangono fino al centodecimo giorno di vita, nutrite con l’unifeed delle manzette a cui vengono aggiunti 2 chili di Top Starter Bir NH (tabella 2). E poi via, a gonfie vele, verso la prima fecondazione. “Nella nostra azienda – conclude Lorenzo – le manze vengono fecondate, per precisa scelta etica, a 14 mesi. Ma sarebbero già pronte a 13 mesi, quando pesano già sui 380-400 chili e passa”. L’età media al primo parto è dunque di 23 mesi, e in prima lattazione la produzione di latte può arrivare fino ai 42-43 chili al giorno, stando ai dati dell’ultimo controllo funzionale. Gran belle cifre, vero? Meditate gente, meditate…

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